mercoledì 7 settembre 2016

La strategia del cojote


Era di domenica.
Il meeting dei depravati durava ormai da quindici ore e non se ne veniva più a capo. Il leader carismatico si era dilungato oltre ogni previsione poi per farla completa era intervenuto il rappresentante degli onanisti che aveva annoiato tutti con i suoi su-e-giù. Nessuno conservava piu' il benchè minimo cipiglio da maniaco.
La rinomata giovialita' dei palpeggiatori da autobus si era spenta assieme alla gaiezza tipica degli esibizionisti da parco pubblico.
Ovunque ci si girasse si notavano solo occhiaie nere e facce stanche.
Sul buffet lo spumante era sgasato, il pane dei sandwiches era gomma e i wurstel erano spariti assieme alle ragazze della Lap-dance.
Il waitress cercava di riempirmi il calice di roba buona quando uno dell'associazione "spolverini sbottonati” mi e' inciampato addosso, camminava spiando dalla terrazza il parcheggio delle coppie scambiste.
"C'e' gente che è in vena di divertirsi" ha detto spolverino finché zufolava in mezzo al buffet riempendosi le tasche di salatini.
"Già già...posso chiederle alcune cose per la tesina" ha detto una tizia misteriosa a cui lo spumante sgasato piaceva.
"Tesina di che??" ha chiesto Spolverino con un dito già pronto a far saltare il primo bottone in alto.
...
Penso che prima di tutto sia colpa di internet. Se non mettevano le tipe coi culi di fuori forse in questo momento starei in un convento.
Me lo ripeto di continuo mentre osservo le universitarie fare jogging sull'argine del fiume. Giovanotte che vanno avanti e indietro in mise sportiva.
Che poi a dirla tutta anche la mia è a modo suo un'attività sportiva.
Mi nascondo per bene dietro al cespuglio, mi tiro giu' i boxer nuovi di tezenis poi con il battocchio che mi dondola guadagno il vialetto e mi metto a rincorrerle.
La parte piu' efficace è lo scatto iniziale, se riesci ad avere un buono spunto in partenza puoi arrivare a strusciargli il ferro sui pantaloncini attillati del decathlon in meno di cento metri.
A furia di scatti peraltro mi e' venuta una capacità polmonare pazzesca.
Alla prova di spirometria della visita medica del lavoro sono  in continuo miglioramento. Il crescendo tipico degli atleti professionisti.
Quando la dottoressa compila il modulo mi chiede se fumo
E io le rispondo di No.
"Consuma alcool?" e io le rispondo: Moderatamente.
Pratica sport? E io dico: Si. Allora lei sorride e mi chiede che genere di sport pratico. Me lo chiede per capire con cosa riesco a tenermi cosi' perfettamente in forma. E' la classica storia della deontologia professionale, così poi al prossimo raduno di luminari potrà raccontare la storia di quel suo paziente che fa quello sport là ed ha tutti i parametri a posto. Altro che i podisti o gli sciialpinisti.
E io le dico che non glielo posso dire che sport faccio, ma che comunque si tratta di ragazze.
La dottoressa arrossisce, o è un fatto di charme o forse mi ha preso per un burlone.
Ma non è il caso di sbilanciarsi troppo che quella volta che mi hanno messo al fresco mi son ritrovato con le manette ai polsi talmente in fretta da non riuscire neppure a tirarmi su gli slippini di Dolce & Gabbana.
Me ne sono stato col battocchio di fuori fino in questura.
Guardato torvo da tutti.
Il questore aveva una busta piena di foto mie. Io sull'argine che scattavo con le mutande all'altezza delle rotule. Io col ferro quasi appoggiato alla microfibra fucsia fosforescente di un'universitaria in corsa.
Sempre io che sbucavo da un cespuglio col battocchio eretto e le mutande camouflage sfilate fin sulle caviglie.
Chiunque avesse osservato quelle foto non poteva che arrivare alla conclusione che erano state scattate da un professionista.
Sarebbero state bene sulla gazzetta dello sport, vicino a quelle di Federer, tra Alonso e Hamilton.
Altro che gli sciialpinisti.
Le posture erano forti, ce n'erano in controluce che mettevano in risalto il tricipite poderoso che scaricava a terra lo scatto felino, le prede con la tuta dell'Adidas intente ad una fuga disordinata."Me le posso portare a casa?" Avevo chiesto al questore.
E lui se le era imboscate nel cassetto sotto.
"Queste sono prove" ha detto.
"prove di che??" ho chiesto.
Il questore non scherzava.
Che poi l'unica volta che l'universitaria l'ho presa per sul serio non sapevo che farci.
E' la sindrome di Wile Cojote. Nessuno ha mai pensato cosa debba succedere dopo che ha preso lo struzzo bip bip.
Qualunque fanciullo in età da cartoni animati potrà confermarvelo. Anche i disegnatori della Warner Bros non saprebbero che fare a quel punto. Semplicemente non esiste soluzione. Uno rincorre, l'altro scappa. Punto.
Regole semplici semplici.
Cosi' ci siamo guardati; Lei aveva dei pantaloncini tecnici cosi' stretti che per dirla alla Nabokov ci si vedeva la riga della pesca. Io avevo il battacchio di fuori ed aspettavo che passasse il momento di empasse.
Certo che se si fosse rimessa a correre le sarei partito a razzo per didietro.
Ma lei se ne stava li ferma e il mio libretto delle regole non dava la soluzione.
"E adesso che mi vuoi fare?" mi ha chiesto con la voce che le tremava.
"Boh, perchè non ti rimetti a correre?" le ho detto.
"sai è un sacco di tempo che ti tengo d'occhio" ha detto lei, "volevo capire cosa cercavi"
Obbiettivamente era una domanda da un milione di dollari.
Cos'è che cercavo?
Beh, l'urlo d'angoscia dell'universitaria in fuga di certo era un buon incentivo, lo sguardo disorientato della malcapitata di turno, quelle faccine per bene al quindicesimo esame deformate dal panico, l'ululato straziante della dottoranda.
E poi boh. Vedendo che l'erezione mi si è persa nel discorso le dico: "perchè non ci prendiamo un caffè e ne parliamo?!"
Cosi' scopro che studia psicologia, i depravati come me sono il suo pane, dice. Tento di ribattere che il mio è uno sport, che la mia dottoressa è un sacco contenta, le parlo del mio livello di colesterolo. Altro che i canottieri, altro che quelli del salto con l'asta, altro che gli sciialpinisti.
La mia è una vita sana, aria aperta, belle giornate, universitarie, corse...
Certo che a parlare con un'universitaria seduto al caffè mi fa strano, ha un bel faccino ma senza il terrore che le strazia il volto non dice granchè.
Tento di ubriacarla, all'associazione dei depravati ti insegnano che quando una è abbastanza fatta ne puoi anche abusare un po'. Non è il mio genere di settore e forse è questa mia inesperienza che mi frega.
Si mette a parlare, parlare, parlare. L'alcool la rende loquace.
Mi racconta del suo vecchio moroso con la station-wagon grigio-rappresentante metallizzato, del suo periodo da fashion-victim con la passera rasata a pied de poule.
"Scolta" mi dice "ti ho fatto un sacco di foto per la tesina, mi sa che un po' sono finite anche in questura, sai mi piacerebbe tanto frequentare uno dei vostri meeting"
...
Quindi eccoci qua al meeting.
Nessuno si aspettava che arrivassi con una ragazza. Spolverino prima di sbottonarsi ed esibire il ferro mi ha chiesto se le avevo già fatto fare il giro da quelli dei riti voo-doo.
L'ultimo ritrovato è quello di far avere un'esperienza extracorporea alle ragazze per poi abusarne della carcassa esanime ma calda e respirante.
"Ci sto pensando" dico finchè mi allaccio le nike runner nuove.
"E' che ultimamente sto cambiando un po'" dico a spolverino, sai ora ho un lavoro onesto da cavia all'università. Sto andando proprio la', se vieni con me son sicuro che prenderanno anche te.
Apro la porta, riempio d'aria i polmoni, tiro fuori il battocchio e comincio a correre.

Just do it

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